Alla ricerca dell'autenticità
Nel mondo vibrante della mixology, dove la creatività sfida la tradizione millenaria dei cocktail, c’è una questione cruciale che mette alla prova l’essenza del vero professionismo e dell’integrità artistica: fino a che punto un barman dovrebbe assecondare le richieste dei clienti, replicando pedissequamente drink popolari come lo Spritz o il Mojito?
L‘umiltà, spesso sbandierata come il fondamento di ogni vero professionista, non è solo una questione di rispetto e modestia, ma un impegno sincero verso il proprio mestiere. È la scelta di chi, pur avendo un vasto bagaglio di conoscenze, decide di non forzare la propria sapienza. Ma dove risiede la vera umiltà nel preparare un cocktail, che sia uno Spritz o un Mojito richiesti insistentemente, o una creazione completamente nuova?
C’è chi, come me, rifiuta categoricamente di seguire ciecamente le mode del momento, come il Paloma o i banalissimi Spritz e Mojito. Perché conformarsi al gregge? Perché limitarsi a imitare o improvvisare pallide copie dell’originale, quando si può osare innovare e sorprendere? I clienti non pagano per il tempo del barman, ma per la sua capacità di creare, stupire, emozionare. Questa posizione respinge decisamente l’umiltà fasulla, quella che si nasconde dietro imitazioni senza sostanza.
Il dilemma dell'umile barman
Ma la verità, come spesso accade, non è mai bianca o nera. Sta in un equilibrio delicato tra il rispetto per la tradizione e il coraggio di abbracciare l’innovazione. Quando un cliente ordina un cocktail I.B.A., deve il barman replicare alla perfezione il classico, o c’è spazio per interpretazioni uniche che rispettino l’arte della mixology? Non è che abbiamo una prescrizione medica per essere dei copiatori seriali.
Creare qualcosa di unico non implica necessariamente rinnegare la storia e la tradizione. Non significa essere degli sbruffoni privi di umiltà. Significa, invece, afferrare l’essenza di ciò che rende un cocktail desiderabile—l’effervescenza, l’equilibrio tra dolce e amaro, la freschezza sensoriale—e trasformarla in qualcosa di nuovo e sorprendente, mantenendone però l’anima autentica e scintillante.
La sfida non è accontentare il cliente, ma offrire qualcosa di autentico e significativo. Si tratta di superare la mera adesione alle mode passeggere, aspirando a creare un’esperienza che unisca passato e futuro, che rispetti la tradizione ma tracci anche nuove strade.
Il barman, in fondo...
In fondo, il barman non è solo un miscelatore di liquidi: è un narratore di storie, un creatore di emozioni, un custode di sapori! La vera umiltà si manifesta non solo nel rispetto dei classici, ma nella capacità di esplorare, sperimentare e innovare con rispetto e consapevolezza, tessendo una tela di sapori e profumi che parlano al cuore di ogni cliente.
La prossima volta che un cliente chiede un classico che non avete in lista, considera l’opportunità di offrire un’esperienza indimenticabile. Un cocktail che non sia solo una miscela di ingredienti o un banale twist, ma una celebrazione della maestria e della passione che solo il vero barman sa trasmettere. Questa è l’essenza autentica del mestiere: un’arte che bilancia audacia e cortesia, che onora il passato e costruisce il futuro, un sorso alla volta. Lasciamo il posto in paradiso ai colleghi umili, quelli che si limitano a replicare twist e grandi classici per la gioia di clienti e avventori
Green Bush
Un drink sobrio ed elegante: perfetto da abbinare a sushi e sashimi
Mi-To Sala Fumatori
Un twist richiestissimo e ammaliante del Milano Torino.
Anatra all'arancia
Un omaggio al genio e alla sregolatezza
THINK DRINK - COSTRUIRE UN DRINK
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