L'Arte autentica della comunicazione: una chiave di lettura culturale
L’arte di comunicare è profondamente radicata nella capacità di essere autentici ed empatici, piuttosto che nel semplice atto di vendere se stessi o un prodotto. Mister X mi conosce e sa come la penso. Quando devo dare gas all’acceleratore non mi faccio scrupoli poi per le conseguenze.
In questo articolo cercherò di essere meno ironico e impietoso del solito. D’altronde, “L’arte della comunicazione” è un affare serio e ridurre la spiegazione a qualcosa di semplicistico senza scomodare la psicologia non avrebbe raggiunto lo scopo che volevo. Questo concetto infatti è enfatizzato dalla psicologia sociale e dalla sociologia, che evidenziano come la vera comunicazione vada ben oltre le tecniche di vendita. Secondo Hargie (2011), autenticità ed empatia sono fondamentali per costruire relazioni significative e durature.
Il concetto di comunicazione
Nella società contemporanea, il concetto di comunicazione è spesso distorto per adattarsi a strategie di vendita nel settore dell’ospitalità e della ristorazione. Tuttavia, come sottolineato da Goffman (1959) nella sua teoria dell’interazione simbolica, la vera comunicazione si basa sulla costruzione di identità autentiche e sulla comprensione delle dinamiche sociali.
Oltre le masterclass che promettono di insegnare tecniche di vendita nel mondo del beverage, è importante riconoscere che la comunicazione autentica si perfeziona con l’esperienza e la conoscenza culturale (Hall, 1976). E qui non contino con il nodo dolente, il nerbo scoperto di un settore al quanto disastrato che fa finta di nulla.
Questo approccio non solo migliora le capacità relazionali, ma contribuisce anche a una migliore comprensione reciproca nel contesto socioculturale.
Un esempio concreto di questo concetto si manifesta nel mondo della mixology, dove la figura del barman non si dovrebbe limitare a preparare cocktail, ma ben sì incarnare un ruolo più profondo di connettore sociale. Sicuri che funzioni cosi? Meglio proseguire nella narrazione.
Miscelazione e comunicazione
La miscelazione, infatti, non è solo una questione di proporzioni e ingredienti, ma un’arte che richiede una profonda comprensione delle preferenze individuali e delle dinamiche sociali del momento. Un barman autentico dovrebbe sapere: “Ascoltare, interpretare e rispondere alle esigenze dei clienti.” Creando un’esperienza unica e personalizzata per ciascuno, utilizzando il cocktail come veicolo di questa esperienza.
Nel processo di creazione di un cocktail, ogni dettaglio conta: dalla scelta degli ingredienti alla tecnica di miscelazione, fino alla presentazione finale. Ma qui il Bug del millennio, tutto si riduce ad un esercizio di stile edo-narcisistico. Tuttavia, ciò che distingue un barman eccellente da uno ordinario è la capacità di trasformare questa competenza tecnica in un atto di comunicazione empatica.
Un barman autentico non si limita a seguire una ricetta, ma considera anche il contesto culturale e sociale in cui opera. Questo implica una sensibilità particolare verso le tendenze emergenti, le tradizioni locali e le preferenze dei clienti, il tutto integrato in un servizio che mira a creare un legame emotivo e un ricordo duraturo.
La figura del barman, quindi, diventa un “Mediatore culturale” e un “Interprete delle dinamiche sociali”. La sua abilità di comunicare autenticamente non solo migliora l’esperienza del cliente, ma contribuisce anche a creare un ambiente più inclusivo e accogliente. In un contesto dove le interazioni “Genuine sono spesso rare”, il barman che pratica l’empatia e l’autenticità può fare la differenza, trasformando un semplice incontro in un momento di connessione umana.
Narrazione
Consideriamo, ad esempio, la storica tradizione dei tiki bar negli Stati Uniti, nata negli anni ’30 e ’40. I tiki bar non erano solo luoghi dove si servivano drink esotici, ma veri e propri rifugi culturali che offrivano un’esperienza dove immergersi, fatta di narrazione, decorazioni dettagliate e una forte componente teatrale.
I barman in questi contesti diventavano narratori, capaci di trasportare i clienti in un mondo lontano e affascinante, grazie alla loro abilità di raccontare storie e creare atmosfere uniche.
Un altro esempio significativo è il moderno speak-easy, bar nascosti che richiamano l’era del Proibizionismo. Questi locali non si limitano a offrire cocktail di alta qualità, ma curano meticolosamente l‘interazione con il cliente, spesso attraverso un servizio personalizzato che inizia già dall’ingresso segreto e misterioso.
L’autenticità del barman in questi contesti si riflette nella capacità di rendere ogni visita un’avventura unica e memorabile.
Vero è che molte volte il replicare un format, non ci rende vincenti e non rende l’idea stessa funzionale alla nostra missione. Bisogna studiare ed avere basi solide per divenire interpreti anche di mondi passati ed essere in grado come scritto sopra di essere mediatori sociali.
In conclusione, come afferma Giddens (1991), l’arte di essere se stessi e di comunicare con autenticità è un dono che va al di là delle strategie commerciali, rivelandosi essenziale per coloro che aspirano a crescere nel settore dell’ospitalità e della mixology. Nonostante i corsi di formazione promettano competenze manageriali e di vendita, la vera maestria risiede nell’empatia e nella capacità di connettersi con gli altri in modo autentico.
La comunicazione autentica, dunque, non è solo un mezzo per raggiungere un fine, ma un fine in sé, che arricchisce tanto chi la pratica quanto chi ne è destinatario.
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