Anatra all'arancia
Chi mi conosce già sa che una delle mie passioni è il cinema .Nei miei racconti spesso ricorro a parafrasi e sillogismi, utilizzo aneddoti e frasi celebri per raccontare ciò che faccio, ciò che sono. La stessa cosa capita nella vita reale, tutto ad un tratto un ricordo di un film, una canzone, una ricorrenza, innesca un meccanismo che mi porta a creare
Il cinema, come la musica, l‘arte, i libri sono il mio “sangue di vergine”, insieme alla mia famiglia fonte inesauribile di positività, da cui attingo ogni istante. La mia natura è quella di complicarmi la vita, un po’ per indole un po’ per fato.
Accidenti a me, alle mie folgorazioni e ai miei colpi di genio. Ma d’altronde, “Che cos’è il genio? Fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità di esecuzione” (cfr. L’atto II di Amici Miei, film di Mario Monicelli, 1982).
Due anni fa ricorrevano i cento anni dalla nascita di uno dei miei attori preferiti, Ugo Tognazzi. [Interprete indimenticabile di quello stereotipo di italiano medio rampante, schiavo delle nevrosi contemporanee targate anni 50/ 60/70/80. Indiscusso esempio di una comicità caustica, sul filo del grottesco e dell’amaro, ribelle ed anticonvenzionale. Una passione smodata per la cucina, le belle donne, il buon bere, insomma tutto ciò che riesce ad appagare i sensi. Descrivo e ricordo Tognazzi attore e fuori dal set come un ritratto spesso struggente ed intimo di un uomo tanto spensierato quanto profondo, pervaso da un’impalpabile malinconia, molto spesso camuffata da un sarcasmo al limite del cinismo. La stessa malinconia che si respira a gennaio in Pianura, tra i campi dissodati immersi nella nebbia.]
Un omaggio e un paio di considerazioni
Il centenario è stata occasione per dedicare un altro dei miei drink al cinema, memore di una scena del film “ L’anatra all’arancia “ nella quale Tognazzi si destreggia nella preparazione di un improbabile, quanto stucchevole cocktail di benvenuto per l’ospite di casa, alias l’amante della moglie (interpretata magistralmente da una spumeggiante Monica Vitti, che per quella parte vincerà il David di Donatello lo stesso anno).
“Un po’ di tabasco, una mescolatina, ecco fatto, è un mio intruglio, certo che con questo non c’ho vinto la shaker doro …E come si chiama? Io lo chiamo Attila, dove passa lui non cresce più l’erba.”
Devi sapere che negli anni 70 non era tanto inusuale prepararsi un cocktail a casa e che tale pratica è andata avanti per tutti gli anni 80. Simbolo di classe e di benessere, il miscelare drink a casa in occasioni importanti divenne un must di eleganza e stile, per l’italiano medio che si voleva distinguere. Il cimentarsi nella miscelazione fu un vero e proprio rituale, figlio di un retaggio culturale oltre oceano importato dagli americani dopo la liberazione del nostro paese. Conservo ancora alcuni manuali ‘per cimentarsi a casa’ nella miscelazione, manuali che al tempo si potevano acquistare in edicola.
[Paradossalmente, per la legge del contrappasso, devi sapere che negli States, proprio a cavallo degli stessi anni 70/80, diventerà cool bere vino italiano e francese “ma si sa il bello delle mode è che poi finiscono “cit Diego].
Come ho già raccontato più volte, amo racchiudere in un progetto tutte le mie fisse, come per il mio Milano Torino Sala Fumatori.
Storia e ricetta dell'Anatra all'Arancia
“L’anatra all’arancia” è stato spunto per un’altra delle mie opere liquide. L’anatra all’arancia, oltre ad essere un capolavoro cinematografico, è un piatto delle grandi feste, ricco goloso, complesso nella preparazione, un fiore all’occhiello di stile, per chi si diletta a cucinarlo e proporlo ai propri commensali. D’altronde come non trovare affascinante un uomo che cucina o sa prepararti un buon Martini Dry!
Tentare di riprodurre alcuni degli aspetti gustativi di questo piatto in una beva è stata per me una sfida eccitante. Ma come portare i sapori della cucina in un bicchiere?
Innanzi tutto, mi sono munito di una botte di rovere di 4 litri che facesse funzione di affinatore per il mio piccolo piatto liquido. Qui, infatti, entrano in gioco gli agrumi che tanto adoro nei piatti ricercati (mi affascina quel mix di acidità e dolce, che calore del fuoco e maestria dello chef consegnano al palato) capaci di elevarli a qualcosa di unico. Mi sono chiesto: “quale miglior contenitore di una botte di rovere per cucinare il mio succo di arancia chiarificato?”
Lo step successivo è stato quello di avvicinarmi ai sentori che rilascia l’anatra dopo la cottura. La scelta è ricaduta su tre elementi che combinati con il succo di arancia potevano fare al caso mio e, dopo aver fatto le debite proporzioni per mantenere grado alcolico, tenore zuccherino ed acidità, ho cominciato a preparare il mio intruglio:
- 50 ml di rum Zacapa XO
- 45 ml di succo di arancia chiarificata
- 35 ml di Passito di Pantelleria
- 35 ml di rum Zacapa 23 solera
- 35 ml di sake Mizunara
Il tempo – 2 anni – ha fatto il resto.
Descrivere i sentori tramite le parole credo sia riduttivo, ma faccio comunque un tentativo. Note intense di caramello, vaniglia, frutta candita. L’arancia passata in botte è un esperimento indescrivibile, concentrazioni zuccherine e note paradisiache; i liquori e i distillati assemblati si bilanciano con un residuo di acidità ancora importante che dà tono a quello che non saprei descrivere se un colpo di fortuna o una genialata. A metà tra un liquore dopo-cena corposo e il fondo che rimane dopo aver cotto l’anatra all’arancia.
Gran parte del drink l’abbiamo riservato ai clienti del locale anche se ne ho lasciata qualche dose in serbo per un nuovo progetto, L’Anatra va nel Bronx , colpo di genio o super cazzola…lo scopriremo più avanti.
Ugo Tognazzi, pseudonimo di Ottavio Tognazzi nato a Cremona, 23 marzo 1922 – Roma, 27 ottobre 1990), è stato un attore, regista cinematografico e scrittore italiano.
L’ottimista è un uomo che, senza una lira in tasca, ordina delle ostriche nella speranza di poterle pagare con la perla trovata.
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